03 GIU – Senza gli specialisti i malati cronici restano al palo. Questo è il concetto che è emerso nel corso  del webinar sulla cronicità e la riapertura degli ambulatori organizzato dall’agenzia di stampa Dire al quale ha partecipato Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof, Rossana Augenti, segretario generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale e Mario Nieddu, Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale della Regione Sardegna.

Il forum online si è aperto con una domanda del moderatore e direttore dell’Agenzia Dire, Nicola Perrone che ha chiesto a Magi se il paese è pronto per le riaperture tra le regioni. “I dati che abbiamo – ha detto il segretario del SUMAI – sono confortanti. Non tutte le regioni però presentano la stessa condizione e per questo sarei stato più prudente. Ogni regione ha messo in moto dei meccanismi di controllo differente. Gli italiani da oggi possono girare liberamente e, ove ci fosse, può girare anche il virus. In questa fase sono molti anche gli asintomatici che sono i più difficili da intercettare. Bisogna tracciare, gli strumenti ci sono e il governo li ha messi a disposizione. È comunque curioso che alcune regioni tipo il Lazio controllino porti e aeroporti ma non le stazioni ferroviarie”.

La dott.ssa Augenti, sull’organizzazione del ministero per quanto riguarda la ripartenza ha riferito “ferme retando tutte le misure che conosciamo a partire dal distanziamento sociale che continuano e che devono essere rispettate come igiene , l’uso delle mascherine, il lavaggio delle mani frequente ci sono ulteriori misure inserite nei vari provvedimenti normativi, ultima l’app immuni partita lunedì scorso, che tendono a consentire una ripresa delle attività sia economiche che lavorative. Questo richiede una responsabilità da parte di tutti i cittadini nel rispettare le misure. Gli strumenti ci sono utilizzandoli è possibile seguire e tracciare le attività da parte dei singoli”

“In Sardegna – ha spiegato l’Assessore Nieddu – abbiamo preso delle misure che in qualche modo sono state anticipatrici di ciò che ha fatto il governo. Penso ad esempio agli ospedali Covid in esclusiva e se non abbiamo avuto molti casi siamo stati fortunati sì ma anche bravi a prevenire e a gestire. In questi giorni siamo stati al centro di polemiche perché abbiamo chiesto più cautele per aprire ma il governo non ci ha voluto ascoltare e adotteremo misure, come la nostra app, già pronta da marzo e un questionario per i turisti, per cercare di contenere, controllare, tracciare ed eventualmente segnalare eventuali contagi. Le Usca continueranno a funzionare, abbiamo strutture deputate a ricevere eventuali positivi. Siamo pronti ma è chiaro che la nostra macchina è tarata su un milione e seicentomila abitanti e per i turisti è tarata per i periodi di non pandemia. Sarà una prova dura se dovesse esserci una recrudescenza”.

Il tema del foum online è stata la riapertura degli ambulatori e su questo Magi è stato categorico “Dobbiamo riaprirli e dobbiamo farlo il prima possibile. Naturalmente in questi mesi ci siamo tutti concentrati sull’emergenza sanitaria e i malati cronici, ma non è colpa di nessuno, sono passati in secondo piano. Sono state comunque garantite le visite urgenti e indifferibili. La maggioranza delle visite però sono rimaste ferme. A questo si somma una condizione di liste d’attesa ormai storica. In più per una serie di altre circostanze, come il blocco delle assunzioni nelle regioni sottoposte a Piano di rientro, sul territorio mancano gli specialisti ambulatoriali. In più di un’occasione abbiamo chiesto alle regioni di incrementare le ore per gli specialisti ambulatoriali interni portandole dalle 22 di media settimanale a 38 come prevede l’Acn. Quindi senza inventarci soluzioni fantasiose potremmo far lavorare di più quelli che già sono in servizio ciò permetterebbe di snellire le liste d’attesa e recuperare il gap di questi mesi di quarantena. Ci sono poi strumenti quali la telemedicina che ci permettono di capire se questi pazienti hanno un bisogno reale di andare in ambulatorio per un controllo o se possiamo fare una verifica anche a distanza. La telemedicina quindi può essere uno strumento per allentare la pressione dagli ambulatori”.

Investire sulla specialistica ambulatoriale

Magi ha poi ribadito che “è arrivato il momento di investire sulla specialistica ambulatoriale convenzionata interna creando una struttura, un’equipe professionale multidisciplinare che prevede Mmg e specialisti ambulatoriali collegati con l’ospedale sia per un accesso rapido in ospedale che per seguire il paziente dimesso. La riorganizzazione del territorio non può prescindere dallo specialista ambulatoriale, se lo si fa si abbassano le competenze. Le liste d’attesa sono per lo specialista”.

Su questo l’Augenti ha ricordato che “il decreto legge 14/2020, le cui norme sono state trasfuse nel DL 18/2020 all’art 5 è previsto un incremento delle ore della specialistica ambulatoriale. Il governo ha manifestato subito attenzione alla specialistica ambulatoriale stanziando 6 milioni di euro finalizzate all’incremento orario. Per la presa in carico poi abbiamo istituito le Usca che le regioni stanno attuando. Queste unità sono state create proprio perché il malato affetto da Covid che non necessita di ricovero ospedaliero vien preso in carico dal Mmg o dal Pls ma la gestione al domicilio viene fatta anche dallo Specialista ambulatoriale, così come previsto dal decreto rilancio. Quindi abbiamo predisposto tutta una rete per la presa in carico che prevede anche i SAI. A queste figure professionali vanno aggiunti gli infermieri. Quindi c’è tutto un disegno in riferimento a quelli che sono i modelli organizzativi regionali. L’attenzione è massime per far ripartire l’assistenza ai cronici. Oggi si tratta di riprendere e far ripartire la rete territoriali che si è dimostrata essere l’anello debole in questo periodo di pandemia”.

“Sull’abbattimento delle liste d’attesa – ha spiegato l’assessore Nieddu – abbiamo fatto un investimento di 20mln. Purtroppo mentre partiva il progetto abbattimenti liste d’attesa è esplosa l’emergenza Covid e quindi abbiamo dovuto distrarre le risorse verso i soggetti positivi. Ora stiamo rimettendo in pista il progetto. Prevediamo che le Usca ci diano una mano. Con il Sumai e altre OoSS abbiamo chiuso dei protocolli che prevedono questo. Stiamo cercando di rimettere in campo tutte le forze e stiamo cercando di rivitalizzare e potenziare l’assistenza territoriale che è nel nostro Dna”.

Risposte sanitarie differenti. Necessaria la regia centrale

Per Magi un’altra criticità del sistema è rappresentata dalle “differenti risposte sanitarie. Lo abbiamo visto in questo periodo. Due regioni come Lombardia, fortemente ospedalocentrica, e il Veneto con una buona capacità di filtro territoriale, hanno iniziato il contrasto al virus quasi contemporaneamente però il Veneto ne è uscito prima e meglio. Capire quali modelli hanno reagito bene in una situazione d’emergenza è importante anche per redistribuire le risorse. La regia centrale è necessaria per garantire a tutti i cittadini la stessa risposta sanitaria in momenti così drammatici. Questa potrebbe l’occasione giusta per ripensare il tutto lavorando insieme, Ministero, regioni, e professionisti, al fine di dare ai cittadini una risposta omogenea senza diseguaglianze”.

Augenti sulla regia nazionale ha ricordato “il Patto salute 19/21, in uno dei punti fondamentali prevede la riorganizzazione dell’assistenza territoriale favorendo attraverso modelli organizzativi integrati attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico della cronicità tutto in collegamento con il PN cronicità, con il piano liste d’attesa, con il piano nazionale prevenzione. Quindi una regia nazionale c’è salvaguardando quelle che sono le specificità delle singole regioni legate al territorio.

Per Nieddu “il progetto del governo in questo momento è abbastanza organico e articolato e questo ci permetterà di migliorare l’assistenza territoriale. Quello che manca è che a fronte di riforme anche ben fatte ci si scontra con la scarsezza dell’entità delle risorse messe in campo e quindi chiediamo al governo che ci siano risorse molto più sostanziose e che le regioni a statuto speciale che si autofinanziano possa avere l’accesso a fondi dedicati essendo l’emergenza a carattere nazionale”. Su questo punto la dottoressa Augenti ha ribadito come “nell’arco di tre/4 mesi abbiamo messo nel Ssn con l’ultimo decreto 3mld e 250 mln e in precedenza un altro mld circa. Quindi nell’arco di pochi mesi abbiamo messo risorse che in precedenza ci volevano anni. E queste sono previste anche per le regioni a statuto speciale”.

Più risorse per la specialistica

Parlando di risorse Magi ha fatto notare “che su oltre 3mld solo 6 mln sono finiti alla specialistica. È un rapporto completamente asimmetrico. Credo che si debba investire molto di più. Sicuramente le risorse vanno incrementate per risolvere il problema delle liste d’attesa specialistiche. A livello nazionale serve un investimento strutturale a lungo termine. I soldi investiti sono per contratti co.co.co non legati ad una visione di medio lungo periodo. I giovani stanno andando in piazza protestando per la loro condizione di precarietà e  la Corte dei Conti ha ricordato che 9mila giovani medici sono andati all’estero. Quindi investiamo di più sulle risorse umane mediche”.

Augenti su questo ha detto che “per il coinvolgimento degli SAI nelle Usca è previsto un ulteriore stanziamento di 61 mln quindi l’attenzione a prevedere risorse che vadano a coprire i fabbisogni. Ricordo le norme che sono state adottate nel Dl 23/20 in materia contrattuale della medicina convenzionata dove è previsto l’adeguamento immediato del trattamento economico riguardante gli SAI e i contenuti economici riguardanti l’Atto d’indirizzo per quanto riguarda il totale incrementale del 2018 così come previsto per la MG e la PLS. Tutto quello che il governo ha potuto fare con le risorse disponibili lo ha fatto. Art 5 del Decreto rilancio finanzia i 4200 contratti di formazione specialistica che vanno ad aggiungersi gli oltre 9000 già previsti. Integrazione ospedale territorio va fatta, la riforma del territorio va fatta alla luce delle esperienze che abbiamo vissuto considerando i modelli organizzativi regionali che hanno specificità che vanno considerati per costruire un sistema che prevede la partecipazione e l’integrazione multidisciplinare e multiprofessionale di tutti professionisti sanitari chiamati a dare una risposta al bisogno di salute dei cittadini”. In conclusione Magi si è detto “d’accordo con l’Augenti è necessario che quello che abbiamo messo su carta diventi realtà. Noi da tempo chiediamo che venga fatto, abbiamo previsto vari modelli, ultimo le Usc,a ma dobbiamo creare un gruppo di lavoro che operi in simbiosi e che faccia veramente rete. Quest’emergenza ce lo ha insegnato, non sprechiamo quanto di buono fatto durante questa tragedia. Tutti dobbiamo essere performanti e ognuno deve fare la propria parte perché altre situazioni simili potranno ripresentarsi e dobbiamo farci trovare pronti organizzando la sanità in maniera più organica. I medici, il personale sanitario l’ha dimostrato ed è un valore aggiunto da tener presente. Facciamo un lavoro di squadra per potenziare la sanità i cittadini ce ne saranno grati”.

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